domenica 30 settembre 2007

(7) Poesia

Il sole beve e tossisce
La noia paralizza farfalle
E qualcuno osserva
Gli ultimi innamorati
Paracadutarsi alla fine della loro vita
Il vento sgualcisce appena
I bordi dei fulmini nei loro
Occhi

(6) Poesia

Il giorno si ferma
I cuori dei piroscafi si scambiano fiammate sul mare
Ho accanto una donna che conosce solo la pioggia
E beve le sue sofferenze
La mia anima è colma di brividi trafugati
Da qualche parte una lavatrice dondola

(5) Poesia

Le strade sono nere
Le vie hanno smarrito i loro volti
Per udire la voce di una città bisogna posarla sulle proprie spalle
Accanto ai grandi viali giace una bellezza spappolata
Il sangue non fa più battere i nostri cuori
Le stazioni sono la cosa più infedele che mi è rimasta.

sabato 29 settembre 2007

(4) Poesia

Cammini cammini
Per un viottolo
Incontri una rosa
Ormai senza fiato
Piano ti avvicini
E le scolli dal volto
Il tuorlo nero
Della morte

(3) Poesia

Tra i binari storditi
Di luglio
Scorrono le ruote di scorta
Della memoria
Andiamo a trafiggere
Le narici
Alle comete dei temporali.

( 2 ) Poesia

E pianse
Il gatto sull'albero della primavera
E le sue lacrime fluirono
Nel cervello umano

domenica 23 settembre 2007

(1) poesia

C'è qualcosa di più delle parole
Inesistenti che schiumano dalla bocca
Lasciando pallidi odori
Che solcano la cima di ricordi multicolori
C'è qualcosa di più dei fantasmi
Di ferro strappati dai reticolati del mondo
E che adesso vagano per aria
Nascosti dietro lampi di chissà quale pace
C'è qualcosa di più dei giorni
Senza orizzonte levigati dai molti caffè
Tristi come un anfiteatro di ombre
Dove le ombre siamo noi
C'è qualcosa di più di un amore
Scoppiato seppellito soltanto
Sotto una croce d'inchiostro
Per diventare ancora più vero.

sabato 22 settembre 2007

introduzione

Una poesia, si diceva,espressa con libere associazioni analogiche fra oggetti e fenomeni lontanissimi tra di loro e organizzate con una sintassi inattesa.
Una poesia ricca di trasgressioni logiche e grammaticali e soluzioni espressive insolite che rendono i testi delle poesie spesso oscuri ma senza dubbio affascinanti.
Impossibile, dunque, spiegare lessicalmente e alla lettera le poesie di Marcello (così come, d'altra parte, è impossibile spiegare alcune poesie di Eugenio Montale, di Dino Campana o di Amelia Rosselli).
E diventa arduo anche indicare possibili tracce di lettura.Ciò che si può dire è la forte impressione di solitudine, di angoscia, di morte che comunicano le sue poesie.
L'atteggiamento di Marcello nei confronti della sua angoscia non è univoco.
A volte egli sembra inebriarsi del suo dolore:
In quest'ora disabitata
la vita ha tonfi amari
cosi lievi
che non so odiarli (in quest'ora disabitata)

Altre volte vorrebbe che i suoi tormenti finissero:
Effondi una timida nuvola
che germogli su un filo di sole
che asciughi le mie lacrime (sorridi al viso)

Alla solitudine, all'angoscia e alla noia sembra poter portare sollievo un ricordo:
Tra i binari storditi
di luglio scorrono le ruote di scorta
della memoria (tra i binari storditi)

o il profumo di un fiore:
dalle vene squarciate della noia
la primavera esala
oscuri profumi
e una rosa in poco sangue raccolta
mi riporta dolcezze in trasparenze. (dalle vene squarciate della noia)

Ma sono soprattutto l'amore e la notte a portargli consolazione.
L'amore, i cui effetti nell'animo egli definisce "le vertigini sottomarine dei vagoni del cuore" (in a mezzanotte) sembra dargli la forza di lottare, di ribellarsi:
Il mio amore
ha abbastanza fondo
per ingoiarvi tutti quanti (il mio amore)

oppure gli fa vivere momenti di pace:
tu cerchi / la terra addormentata / nella pace degli abbracci /
il sapore dei baci / smaltati da una piccola tazza. (tu cerchi)

Ma l'amore è spesso un amore finito che egli rimpiange soffrendo:
ma tu resti sempre la mia vita / anche ora che non mi sei accanto (uno accanto all'altra)


Oh! Perchè il nostro amore / non ha avuto tutta la dolcezza /
così che ora potrai finalmente maledirmi / la mia strada e
stretta e il pugnale del tuo amore / l'attraversa come vuole.
(ho sorpassato la tempesta)

E' la notte, però, la dolce ossessione di Marcello. Non a caso notte è tra le parole più ricorrenti nella sua poesia.
La notte gli riporta l'amore:
ho sorpassato la tempesta
e tu impassibile e selvaggia
fammi impazzire in quest'umida notte ( ho sorpassato la tempesta)


Ti porterò
nel fondo della notte
e t'amerò
nella notte senza fondo. (ti porterò)


La terra addormentata
nella pace degli abbracci. (tu cerchi )

Il buio della notte sembra l'unico sollievo alla sua vita:
aspetto che una fiala di buio
sciolga
quel dolcenulla fatto orizzonte (fra le tue ali senza mani)

Al contrario la luce ed il sole si connotano sempre in modo negativo. Al sole si associa la malattia, il dolore, la solitudine:
il sole beve e tossisce
la noia paralizza farfalle (il sole beve e tossisce)

con il sole che morde
il cuore alle nubi

la collina è sola
avvelenata
da un triangolo di sole ( disattenta la morte)


Quando vidi
il mattino salire
sulle lacrime di sale dell'infinito
i tuoi occhi divennero più piccoli
come la tigre lucente
della pietà. (colsi fiori selvatici )

Il sole sembra assumere addirittura l'aspetto di un orrendo leviatano:
o sole affamato
a te il tuo gregge (o sole affamato )

Marcello, in una struggente poesia, attribuisce la sua avversione per il sole anche a Carla, una ragazzina immaturamente stroncata da un male incurabile:
Carla, da dove mai sarai entrata
come un topolino
in un cuscino sfatto
di deboli carezze.
I tuoi giorni non amano questo sole
che come un arco
ti scocca le sue ombre
ineffabili.


La luce del sole, dunque, sembra rappresentare un vero tormento.
E questo tormento spesso si cristallizza in una sorta di correlativo oggettivo che è la sabbia:
nelle sabbie dei tormenti
sulle rovine lucide dell'anima
le passeggiate sveglie di malinconia (nelle sabbie dei tormenti ):
E ancora
Aver guardato l'alba sciogliersi
e ardere in un cortile di sabbia
aver sentito il cerchio delle lacrime
affaticare il cammino di un gatto. ( in un mattino )

Cercarti nelle onde insabbiate degli istanti (frantumarsi tra le lacrime di un addio )


le verdi primavere non hanno sorrisi
se un grido precipita nella tomba della sabbia infuocata
(frantumi della mia voce)


Anche l'amore, quando finisce, diventa sabbia:
l'isola dei nostri affetti
e' sabbia arrugginita
poiché non c'è nulla
che può confortare (guardo il cielo per l'ultima volta )


Bisogna ricordare, infine, nella poesia di Marcello, la presenza ossessiva della morte:
nei tuoi occhi c'è morte:
la bella morte
che accontenta sempre
gli sfortunati
come noi ( nei tuoi occhi c'è morte )


Tu che dormi
nell'ultimo profumo dei fiori
ferita da un respiro di labbra
tu che dormi quando io muoio ( tu che dormi in quest'ombra morente )


Spesso il desiderio della morte è espresso in maniera esplicita:
il sole corre fra l'erba
non un filo d'aria
il tempo respira dalla bocca
conosco la follia al margine della strada
il sudore ha macchiato l'asfalto
il dolore sbava qua e là
voglio morire e basta. ( il sole corre fra l'erba )


Alcune poesie, poi, sembrano un vero e proprio commiato dalla vita.
Sublime nella sua disperazione mi sembra. Noi saremo gli occhi che piangeranno sorrisi:
noi saremo gli occhi che piangeranno sorrisi
un'ombra di tristezza
l'alba accoltellata dalla saliva
di un bacio
le nostre anime perdute e perdutamente
i cuori senza speranza
le primavere che sbocciano prima del giorno che moriamo
saremo una conchiglia partorita dalla solitudine
uno sputo di pensieri
nel fondo di un lago
saremo il silenzio
fragili voci di pioggia
un bacio intristito ai lati del nulla.


Con la coscienza della sua fine, Marcello sembrava dire addio anche alla sua poesia:
si fanno difficili le battaglie
ora che la vita ci toglie la forza e i sogni
la notte pura
ha falciato un grido più forte
e nell'anima non rimane che un fremito
come le ginocchia di un cavallo
dopo un'ultima corsa
anche è più timido il suono dei miei versi
e deboli le parole
senza più labbra. ( si fanno difficili le battaglie )


Rileggendo questa poesia ho ripensato al titolo di un libro di Donatella Bisutti: La poesia salva la vita.
La poesia non ha salvato la vita di Marcello ma, certamente, è riuscita a lenirgli il suo dolore.

Francesco Butera













domenica 16 settembre 2007

introduzione

INTRODUZIONE
Una lirica di Marcello porta il titolo Le muse inquietanti, lo stesso di un quadro di De Chirico. Il riferimento alla famosa opera di De Chirico non è casuale e può essere illuminante per farci capire meglio il mondo di Marcello. Nelle Muse inquietanti, emergono l'assenza di vita e la sospensione del tempo. Lo spazio è vasto e irreale, deserto e allucinante, e vi possono esistere solo manichini senza vita. Uno spazio ed una realtà atemporale, dunque, da cui la vita è tenuta fuori o sembra essere passata lasciandovi, come tracce, sole forme vuote. Questa visione coincide, in parte, con il modo di sentire il mondo di Marcello. Si legga, per esempio, quanto egli scrive nella poesia Una macchia di sole appiattita:
Una macchia di sole appiattita
In questa azzurra eternità
Non un filo d'aria attraversa il giorno
Il mondo
Scheletri di passioni di parole
Sparite.
E forse Marcello pensava ai manichini di De Chirico quando in un'altra sua lirica scriveva: " Io vivo senza vita." Ma il rapporto tra la pittura di De Chirico e la poesia di Marcello è più profondo.
A me sembra che Marcello si sia sforzato di trasformare in poesia le immagini di De Chirico. Voglio dire che la consuetudine di De Chirico di creare nella pittura effetti sorprendenti, con l'accostamento insolito di oggetti quotidiani collocati in contesti non conformi, è stata da Marcello trasferita nella sua poesia. Ci troviamo di fronte,infatti, ad una poesia che è caratterizzata proprio da immagini spesso non pertinenti all'ambiente descritto e da metafore ardite che, veicolando un contenuto fatto di disperazione, di tristezza, di vuoto, di dolore, ci inducono a superare l'aspetto comune delle cose ed a riflettere sulla loro esistenza, sul loro significato ultimo. Si pensi per esempio alla lirica C'è qualcosa di più delle parole, dove tra l'altro si legge:
C'è qualcosa di più dei giorni
Senza orizzonte levigati dai molti caffè
Tristi come un anfiteatro di ombre
Dove le ombre siamo noi
Dietro la poesia di Marcello non c'è , però, solo la pittura metafisica. Sarebbe facile riscontrare nelle sue liriche richiami ai poeti che egli leggeva: i francesi ( Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Mallarmè, Apollinaire ) e molti italiani. Riferimenti a Montale, per esempio, si possono trovare nella lirica Qualcosa si spegne ( Qualcosa si spegne/ Nel buio, qualcosa/Si brucia./ Il filo giocoso/ Che teso si stacca/ Non senti/ Ma vedi/ E una traccia/ Si straccia/ Se piego nel vento/ Quel filo che più non tiene/ E che fu mio,/ Tuo ) dove il filo che più non tiene è una chiara allusione al filo di cui parla Montale nella Casa dei doganieri.
Un'allusione a Montale mi sembra essere presente anche nella lirica La scatola della cipria dove, però, l'oggetto di cui si parla Marcello non svolge la funzione di oggetto salvifico, come in Dora Markus di Montale, ma è un correlativo oggettivo dell'indifferenza di una donna.
Marcello possedeva, dunque, una vasta e complessa formazione culturale. E questa formazione può spiegare l'eccezionalità della sua poesia.
Una poesia tesa a manifestare qualche barlume della sua sofferta interiorità e della realtà esterna sempre ad essa rapportata.




sabato 15 settembre 2007

Le poesie di Marcello

Questo blog è stato creato per far conoscere a tutti le poesie di Marcello.

il MALE dei FIORI di Chiodo Michele Emilio Marcello

Al lettore
Ci sono astri la cui luce nessun sole può oscurare
Ho cercato e raccolto i versi di Marcello, sono centinaia le
sue poesie:
Questa è solo una prima antologia.
Marcello scriveva dovunque: sui cartoni, sulle pietre, sulle
foglie, sui muri, sull'asfalto, sui tavoli, dentro l'aria che respi-
rava...
Per questo alcuni versi rimangono di difficile lettura, ma
quello che ho trovato l'ho strappato al buio della notte, di una
notte antica e gelida: la notte dei poeti! E l'ho rubato per
donarlo a te, incauto lettore che ti vuoi incamminare lungo
sentieri di pietre aguzze, affinchè il sangue purificatore sgor-
ga dalle piante dei tuoi piedi e si versi nelle tombe degli inno-
centi...
Marcello pochi giorni prima di morire mi aveva donato
"Lo Spleen di Parigi" e mi aveva a lungo parlato di
Baudelaire.
E nulla più delle parole di Baudelaire potrà riconoscere
Marcello:


"Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempete et se rit de l'archer:
Exilè sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de gèant l'empechent de marcher.

Salvatore Piccoli

domenica 9 settembre 2007